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Paolo Uccello, San Giorgio e il drago,
1470, National Gallery, Londra. |
La maggior parte delle informazioni su San Giorgio giunte fino ai giorni nostri sono legate alla leggenda che lo lega al drago, ma esistono anche delle varianti locali: vediamole insieme.
Legenda aurea
In una città della Libia vi era uno stagno tanto vasto da ospitare un drago, il quale col suo fiato poteva uccidere tutte le persone che incontrava; per placarlo, la popolazione locale inviava ogni giorno due pecore, ma quando gli ovini cominciarono a scarseggiare, gli mandarono una pecora ed un giovane scelto a sorte.
Un giorno fu estratta la figlia del re e il padre offrì il suo patrimonio a metà del regno, ma dopo otto giorni di ribellione da parte dgeli abitanti, il sovrano fu costretto a cedere e la principessa si avviò verso lo stagno.
In quel momento passò di lì il cavaliere Giorgio, che tranquillizzò la giovane e promise di intervenire per evitarle la morte. Non appena il drago emerse dalle acque, il cavaliere lo trafisse con la sua lancia e chiese alla principessa di avvolgere la sua cintura al collo del mostro, che inizò a seguirla docile come un cagnolino. Non appena arrivata in città, gli abitanti osservavano atterriti la scena, ma il santo li tranquillizzò dicendo di non aver timore perché Dio lo aveva mandato per liberarli dal drago e se avessero abbracciato la fede in Cristo, avrebbero ricevuto il battesimo e il mostro sarebbe stato ucciso. Allora il re e la popolazione si convertirono e il cavaliere uccise il drago e lo fece portare fuori dalla città trascinato da quattro paia di buoi.
Varianti
In Brianza esiste una variante al racconto precedente, contenuta nel
Liber Notitiae Sanctorum Mediolanii. Secondo la leggenda, la gente della zona offriva al mostro i giovani dei villaggi, che venivano estratti a sorte. Quando fu estratta la principessa Cleodolinda di Morchiuso, che fu legata ad una pianta di sambuco, San Giorgio riuscì ad ammansire la bestia dandole da mangiare dei petali di fiori di sambuco. Successivamente il drago fu decapitato e la testa rotolò nel lago di Pusiano. La tradizione vuole che ancora oggi, tutti gli anni, il giorno di San Giorgio, in Brianza si preparano i
Pan meitt de San Giorg, dolci di farina gialla e bianca, latte, burro e fiori essiccati di sambuco.
Nella variante di Sant'Efflem, San Giorgio fu un principe che, per proteggere i sudditi, decise di uccidere il drago che imperversava sul suo regno chiedendo aiuto ad Efflem, sacerdote della città.
Quando fu il momento di entrare nella tana del drago, il principe fu colto dal panico. Efflem rassicurò il principe, lo esortò a non avere paura in quanto, essendo sotto la protezione di Dio, non avrebbe avuto problemi a sconfiggere il drago. Ma il principe rimase raggelato dalla paura. Il sacerdote prese tutto il coraggio che aveva ed entrò nella tana e, giunto dinnanzi al drago, si fece il segno della croce. Il drago fuggì terrorizzato, arrivo sulle rive dell’oceano e vomitò sangue. Tutto ciò a testimonianza che a volte è più forte la fede interiore della spada.
In Catalogna, invece, si dice che il Paese di Montblanc era minacciato da un drago e che la popolazione per calmarlo gli offriva delle persone. Quando fu scelta la principessa, San Giorgio la salvò trafiggendo il mostro con la sua lancia e dal sangue dell'animale comparvero delle rose rosse.